E' un testa a testa tra Béla Guttmann e Babe Ruth (magari ne
parleremo più avanti) su quale sia la maledizione sportiva più affascinante,
con una piccola differenza, quella dell'allenatore magiaro è ancora in atto,
mentre quella del lanciatore sovrappeso terminò 10 anni fa, dopo aver
terrorizzato i tifosi di Boston per ben 86 campionati.
Bèla Guttmann nato pochi giorni prima dell'inizio del secolo
del calcio a Budapest ha una ottima carriera da giocatore, centrocampista ordinato
e di qualità che dopo pochi anni trascorsi in patria, va a giocare a Vienna
intervallando con una esperienza americana a New York.
Già durante la sua carriera da giocatore si intravedeva che
il buon Béla non era fatto come tutti gli altri esseri umani. Nella città dove
opera un certo Sigmund si laurea in psicologia, e l'esperienza americana lo
segna profondamente, un po perché deve fare diversi lavori per mettere assieme
uno stipendio decente, ed un po perché quel denaro lo perde con il crollo di
Wall Street del '29.
E' in campo ed uno dei principali giocatori della Gloriosa
Ungheria delle Olimpiadi '24, che passerà alla storia per il Grande
Ammutinamento. L'Ungheria non è immune dai pericolosi venti antisemiti che
spirano in quel periodo, e quando Horthy sale al potere inserisce nella
"Federcalcio Ungherese" molti suoi uomini, che di calcio non ne sanno
molto, ma la pensano come lui e come l'Italia in quel periodo, e come successivamente la penserà la Germania.
Dopo un folgorante esordio (5-0) con la Polonia i giocatori
decidono di farsi sconfiggere deliberatamente dai caimani del Nilo (3-0) a
seguito delle controversie con i dirigenti federali che non li trattavano come
persone dotate di dignità.
Ma il meglio di se Guttmann lo da come allenatore, qui le
sue spiccati doti di personalità unite ad un ingegno fuori dal comune, lo
faranno passare alla storia. In Ungheria all'interno di un borozó ad inizio
secolo era comune parlare di psicoanalisi, di musica, di arte e di calcio, e
probabilmente qui nasce un nuovo sistema di gioco in contrapposizione al WM di
Mister Herbert Chapman, il 4-2-4.
Guttmann è un giramondo e finisce sulla panchina del San
Paolo, dove favorisce la diffusione del nuovo sistema di gioco, che verrà
utilizzato tantissimo in Brasile, al caro Bèla dobbiamo un grazie per il
"quadrado magico" dei verde-oro nei mondiali del '58 composto da
Zagalo, Didì, Vavà, e Pelé.
Approda finalmente nel '59 al Benfica, quando José Carlos
Bauer (straordinario giocatore del Brasile, in campo nella celebre finale del
'50 al Maracanà), gli parla di un attaccante niente male che è nato in
Mozambico, che arriverà anche lui nel Benfica e sarà conosciuto al mondo con il
soprannome "Pantera Nera". Adesso con un Genio in panchina ed un
Fenomeno la davanti si può solo vincere. E vincono.
Mettono fine al dominio continentale del Real Madrid
vincendo due Coppe dei Campioni consecutive, ma al termine della seconda finale
accade il fattaccio.
Guttmann vuole un premio in denaro per aver raggiunto il
secondo titolo, ma la dirigenza non la vede allo stesso modo, forte del fatto
che sul contratto non ci fu scritto niente di simile al riguardo. Indignato
allora Béla Guttmann se ne andò sbattendo la porta e lanciando la maledizione:
« Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà bicampione d'Europa ed il
Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni.» .
L'anno successivo, ancora finale di Coppa dei Campioni
contro il Milan, perso. In finale ci tornano due anni dopo contro l'altra parte
di Milano, l'Inter, perso. Passano altri tre anni e questa volta davanti hanno
il Manchester United, perso.
Guttmann muore nell'agosto del 1981, cambia la competizione,
ma la maledizione continua, in Coppa Uefa è finale con l'Anderlecht, perso.
Allora si torna in Coppa dei Campioni contro il PSV nel '88, perso. Due anni
dopo ci riprovano di nuovo contro il Milan, perso.
Cambia il millennio e cambia la competizione è l'Europa
League del 2013 contro il Chelsea, perso. E quest'anno nonostante Esuebio abbia
raggiunto Bèla Guttmann ovunque sia, non è riuscito a fargli cambiare idea,
finale contro il Siviglia, perso.
Sono 8 finali europee consecutive perse, se non è una
maledizione questa cos'altro può esserlo.
Consiglio spassionato ai tifosi del Benfica, la maledizione
di Babe Ruth terminò dopo che un paio di tifosi dei Red Sox portarono una sua
figurina originale degli anni '10 in cima al monte Everst. Ecco, procuratevi
una figurina originale di Bèla Guttmann ed un paio di guanti da neve, non si sa
mai.
Ball Don't Lie.